LE LEGGENDE DI MOZART

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Un eccentrico di genio, e di conseguenza oggetto di numerose leggende, è Wolfgang Amadeus Mozart, il grande musicista vissuto dal 1756 al 1791. Ogni tanto, qualcuna di queste leggende torna a fare capolino anche su quelle che abitualmente si considerano fonti attendibili, e puntualmente qualcuno ci crede.


Una leggenda famosissima su Mozart è quella per cui lui sarebbe stato il figlio meno dotato, dal talento inferiore a quello della sorella maggiore Nannerl, ma sarebbe stato spinto maggiormente dal padre, Leopold Mozart, anche lui celebre musicista,  per una banale questione di discriminazione sessuale.

Questa invenzione, nella sua ingenuità così politically correct, fa quasi tenerezza. Innanzitutto per l'assoluta ignoranza in campo musicale che presuppone in chi dovrebbe crederci e poi perché la documentazione rimasta ci racconta che in realtà Nannerl continuò a esibirsi come musicista per tutta la vita (durata dal 1751 al 1829) e, addirittura, dopo essere rimasta vedova nel 1801, visse autonomamente dei suoi guadagni da insegnante di pianoforte. Si sa anche con certezza che il fratello la incoraggiò moltissimo a comporre, lodando le sue prime composizioni, ma questo non bastò a convincere Nannerl a intraprendere quella strada, perché non ci è arrivata nessuna sua opera, nemmeno quelle di cui Wolfgang parla in alcune sue lettere.

Un'altra leggenda è quella relativa alla miseria in cui sarebbe morto Mozart, notoriamente seppellito un una fossa comune dopo un funerale cui non parteciparono nemmeno gli amici e i parenti, tant'è vero che poi nessuno è più riuscito a ritrovare le sue ossa (per anni è stato in circolazione un "cranio di Mozart che, attraverso vicissitudini a dir poco avventurose, era giunto fino alla disponibilità di un collezionista, ed è stato studiato in mille modi per comprendere la causa della morte del compositore, fino a che non lo si è confrontato, tramite test del Dna, con quello del padre Leopold... ed è saltato fuori che i due crani appartengono a due perfetti estranei).

In effetti, Mozart, il primo musicista (e uno dei primi artisti in generale) che provò a vivere dei soli proventi del suo lavoro, senza farsi mantenere da nessun mecenate, nel corso della sua breve ma luminosa carriera passò per diversi periodi in cui guadagnò poco e dovette affrontare non poche privazioni, che forse sono da annoverare tra le cause della morte nell'infanzia di quattro dei suoi sei figli.

Però, nel periodo in cui morì, le cose gli stavano andando bene da qualche tempo, e avrebbe potuto permettersi ben altre esequie. Senonché, lui stesso, fedele ai principi illuministici cui aveva improntato la sua formazione culturale, detestava tutto quanto sapeva di pompa e di sfarzo e non avrebbe mai voluto buttare via i soldi, togliendoli all'eredità dei due figli superstiti, per una inutile esibizione. A questo si deve aggiungere che la sua vedova, Costanze, a forza di affrontare momenti di povertà era diventata una donna piuttosto tirchia e, forte della volontà espressa più volte dal marito, scelse per lui il funerale più economico possibile.


La stessa mancata partecipazione di amici e parenti alla sepoltura del compositore, trova una spiegazione di una semplicità disarmante: all'epoca, non si usava seguire i feretri fino alla fossa. Li si lasciava dopo la cerimonia funebre o la benedizione (fu benedetto anche quello di Mozart, nonostante fosse un miscredente e per di più un massone).

Sicuramente, però, la più suggestiva leggenda riguardante Mozart è quella per cui sarebbe morto avvelenato da un compositore rivale, il veneto Antonio Salieri (1750-1825). Questa storia si appoggia su tre elementi:

  • Una lettera di Leopold Mozart (dunque, non il compositore, ma suo padre) che attribuisce l'insuccesso della prima rappresentazione delle "Nozze di Figaro" (maggio 1786) al boicottaggio orchestrato da Salieri presso la corte dell'imperatore Giuseppe II;
  • La testimonianza per cui, nel 1823, ormai preda di una forma di demenza senile che entro due anni lo avrebbe portato alla morte, Salieri si autoaccusò di aver avvelenato Mozart;
  • Il dato per cui Salieri e Mozart, pur separati da soli 6 anni di età, erano rappresentanti di due diversissime concezioni dell'opera lirica: Salieri un conservatore ancorato ai vecchi schemi e al rigoroso utilizzo della lingua italiana nei testi, Mozart un innovatore che i vecchi schemi li disintegrava e non si faceva scrupolo di far cantare i suoi ruoli anche in tedesco.

Tanto bastò a convincere il grande scrittore russo Aleksandr Pushkin a scrivere e pubblicare, nel 1830, una breve tragedia, intitolata "Mozart e Salieri" in cui l'ipotesi dell'avvelenamento da parte del rivale viene sostenuta senza mezzi termini. Questa tragedia (ironia della sorte o destino ineluttabile?) è successivamente (1898) diventata anche un'opera lirica, con le musiche di un grande compositore, sempre russo, Nikolaj Rimskij-Korsakov. La (meritata) celebrità degli autori ha contribuito a diffonderla nel mondo, con tutte le sue conclusioni.

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